IN-UMANO
Saremo pronti? Per fissare lo sguardo sullo schermo della sala parrocchiale “Santa Chiara” quest’anno non possiamo non testare la nostra disponibilità ad accettare che le storie raccontate in immagini parlino immediatamente di noi. Sì, di noi: sospesi a mezz’aria tra la nostalgia della dialettica politica ideologicamente definita e l’insofferenza verso questo qualunquismo delle opinioni che fa la sua peggiore comparsa nell’insulto personale, unica possibile matrice di confronto/scontro in un dibattito politico che fa fatica a proporre idee e ideali; di noi, che sogniamo la democrazia fondata sui diritti dell’uomo e che, contemporaneamente, ci sentiamo a tal punto minacciati dallo straniero da preferire di chiudere le porte di casa nostra e del nostro Paese, mettendo così fuori la porta di casa anche la tanto cara ‘umanità’ che ci fa invece piangere e strappare i capelli alla notizia dell’ultima bomba sganciata in Iraq o dell’ennesimo prigioniero torturato barbaramente; di noi, spesso costretti ad accettare compromessi che la nostra coscienza non smette di rinfacciarci senza però poterci aiutare a trovare un’alternativa, legati come siamo alla necessità di renderci indipendenti economicamente. Ma, “quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”… Alla fine, che ne sarà di noi? Forse che chiuderemo i nostri occhi senza aver visto mai come certe persone vivono facendo delle cose di questo mondo, cose dell’ ‘altro mondo’? Chiudere gli occhi non per evitare di guardare la durezza e la complessità della vitata; al contrario, chiudere gli occhi per poter vedere diversamente quell’ ‘essenziale (che) è invisibile agli occhi’[1] ma che riempie di senso ogni nostra scelta: questo l’invito che ci viene rivolto dal Cinecircolo “Santa Chiara”, umile guida e fedele compagno nel viaggio alla scoperta dell’abisso chiamato uomo.
Saremo pronti? Per fissare lo sguardo sullo schermo della sala parrocchiale “Santa Chiara” quest’anno non possiamo non testare la nostra disponibilità ad accettare che le storie raccontate in immagini parlino immediatamente di noi. Sì, di noi: sospesi a mezz’aria tra la nostalgia della dialettica politica ideologicamente definita e l’insofferenza verso questo qualunquismo delle opinioni che fa la sua peggiore comparsa nell’insulto personale, unica possibile matrice di confronto/scontro in un dibattito politico che fa fatica a proporre idee e ideali; di noi, che sogniamo la democrazia fondata sui diritti dell’uomo e che, contemporaneamente, ci sentiamo a tal punto minacciati dallo straniero da preferire di chiudere le porte di casa nostra e del nostro Paese, mettendo così fuori la porta di casa anche la tanto cara ‘umanità’ che ci fa invece piangere e strappare i capelli alla notizia dell’ultima bomba sganciata in Iraq o dell’ennesimo prigioniero torturato barbaramente; di noi, spesso costretti ad accettare compromessi che la nostra coscienza non smette di rinfacciarci senza però poterci aiutare a trovare un’alternativa, legati come siamo alla necessità di renderci indipendenti economicamente. Ma, “quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”… Alla fine, che ne sarà di noi? Forse che chiuderemo i nostri occhi senza aver visto mai come certe persone vivono facendo delle cose di questo mondo, cose dell’ ‘altro mondo’? Chiudere gli occhi non per evitare di guardare la durezza e la complessità della vitata; al contrario, chiudere gli occhi per poter vedere diversamente quell’ ‘essenziale (che) è invisibile agli occhi’[1] ma che riempie di senso ogni nostra scelta: questo l’invito che ci viene rivolto dal Cinecircolo “Santa Chiara”, umile guida e fedele compagno nel viaggio alla scoperta dell’abisso chiamato uomo.
[1] Antoine de Saint Exupery, Il piccolo principe